Cos'è
La banalità del male di Hannah Arendt
Riduzione e adattamento di Paola Bigatto
Nel 1963 Hannah Arendt dà alle stampe Eichmann in Jerusalem, più noto in Italia con il suo sottotitolo, La banalità del male. Si tratta di un saggio in cui la filosofa raccoglie gli articoli scritti per il “The New Yorker” sul processo al tenente colonnello delle SS Adolf Eichmann, tenutosi a Gerusalemme nel 1961. La scrittura di Hannah Arendt, passionale nell’indignazione, raffinata nella speculazione, sempre incandescente, ha consentito di dar voce al saggio, trasformato e ridotto a monologo: superate le trecento repliche, La banalità del male è stato visto, in questi anni, da circa quarantamila ragazzi.