Con l’acronimo Mu.Sa Musei Saluzzo si indica la rete dei beni culturali di proprietà comunale che dal 2015 sono caratterizzati da una gestione unitaria affidata ad unico soggetto con il coordinamento degli uffici comunali: la Castiglia (con il Museo della Civiltà Cavalleresca, il Museo della Memoria Carceraria e l’Esposizione permanente di arte contemporanea IGAV), Casa Cavassa, la Pinacoteca Matteo Olivero con la Torre Civica, la Casa natale di Silvio Pellico.
Da luglio 2020 tale gestione è affidata alla ditta Itur di Mondovì (CN) attraverso un progetto di promozione turistica che mette al centro il tema della condivisione delle linee strategiche e dei contenuti con il tessuto culturale e sociale della città.
Mu.Sa è dunque un grande contenitore di luoghi, eventi, cultura, narrazioni e, soprattutto persone: l’obiettivo è infatti porre al centro di ogni attività ed iniziativa il visitatore con i suoi bisogni e le sue esigenze per offrire un’esperienza che possa lasciare un segno indelebile nella sua memoria cognitiva ed emotiva.
Ogni anno viene proposto un variegato calendario di iniziative nella convinzione che ai musei ci si possa tornare più volte per visitarli e vederli sempre sotto nuovi aspetti.
Casa Cavassa, oggi Museo Civico di Saluzzo, è uno degli edifici-simbolo del rinascimento saluzzese: fu la dimora di Galeazzo Cavassa e del figlio Francesco, membri di una nobile famiglia originaria di Carmagnola, vicari dei marchesi di Saluzzo. La casa fu trasformata in museo per merito del marchese Emanuele Tapparelli D’Azeglio (1816-1890), che la acquistò nel 1883 e intraprese importanti lavori di recupero. Nel 1888 d’Azeglio donò l’edificio alla Città di Saluzzo affinché fosse utilizzata “per uso di museo o per feste municipali”.
Nonostante le numerose trasformazioni subite in epoche successive, alcune opere testimoniano ancora il fasto della casa all’inizio del XVI secolo. Tra queste spiccano il portale marmoreo e il portone ligneo (ascrivibili a Matteo Sanmicheli e datati tra il 1518 e il 1528), recanti il motto di famiglia “droit quoi quil soit” (“avanti a qualunque costo” o “giustizia quale che sia”).
Oggi il museo si presenta in una sequenza di 15 sale con soffitti lignei dipinti e pareti decorate; l’arredamento è costituito da mobili d’epoca. Di particolare rilevanza sono, nel loggiato, tre finestre bifore in stile tardo gotico e gli affreschi a grisaille con le Imprese di Ercole (opera di Hans Clemer, tra il 1506 e il 1511). All’interno delle sale sono conservati, tra l’altro, la pala d’altare della Madonna della Misericordia, capolavoro di Hans Clemer (1499 c.), e il coro ligneo tardogotico proveniente dalla cappella dei marchionale di Revello (sala V).