Casa Cavassa, oggi Museo Civico di Saluzzo, è uno degli edifici-simbolo del rinascimento saluzzese: fu la dimora di Galeazzo Cavassa e del figlio Francesco, membri di una nobile famiglia originaria di Carmagnola. Nel 1464 Galeazzo fu vicario generale del Marchese di Saluzzo, carica ricoperta successivamente anche dal figlio Francesco. A quell’epoca la residenza, frequentata da intellettuali e personaggi di alto rango, fu oggetto di importanti interventi decorativi.
La casa fu trasformata in museo per merito del marchese Emanuele Tapparelli D'Azeglio (1816-1890), che la acquistò nel 1883 e intraprese importanti lavori di recupero. I restauri furono commissionati all'ingegnere torinese Melchiorre Pulciano e al pittore Vittorio Avondo secondo il principio del “completamento in stile”. Il marchese Tapparelli acquisì sul mercato antiquario oggetti e opere databili al XV e XVI secolo, con l'intento di ricreare l'arredo della casa. Nel 1888 d’azeglio donò l’edificio alla Città di Saluzzo affinché fosse utilizzata “per uso di museo o per feste municipali”.
Nonostante le numerose trasformazioni subite in epoche successive, alcune opere testimoniano ancora il fasto della casa all'inizio del XVI secolo. Tra queste spiccano il portale marmoreo e il portone ligneo (ascrivibili a Matteo Sanmicheli e datati tra il 1518 e il 1528), recanti il motto di famiglia “droit quoi quil soit” (“avanti a qualunque costo” o “giustizia quale che sia”).
Oggi il museo si presenta in una sequenza di 15 sale con soffitti lignei dipinti e pareti decorate; l'arredamento è costituito da mobili d'epoca. Di particolare rilevanza sono, nel loggiato, tre finestre bifore in stile tardo gotico e gli affreschi a grisaille con le Imprese di Ercole (opera di Hans Clemer, tra il 1506 e il 1511).
All'interno delle sale sono conservati, tra l'altro, la pala d’altare della Madonna della Misericordia, capolavoro di Hans Clemer (1499 c.), e il coro ligneo tardogotico proveniente dalla cappella marchionale di Revello (sala V).