La Città di Saluzzo ha inteso celebrare i 100 anni dalla nascita del Generale avvenuta a Saluzzo il 27 settembre del 1920 commissionando un’opera d’arte collettiva, affidata a sei rappresentativi artisti del territorio, affinché si facessero carico, con le loro capacità e sensibilità, di rappresentare i sentimenti di tutta la comunità saluzzese nei confronti di Carlo Alberto dalla Chiesa.
La forma scelta è quella del totem, ottenuta dalla sovrapposizione di sei sezioni cilindriche alte 60 cm per 100 cm di diametro. Si raggiunge in tal modo una struttura verticale unitaria ma che allo stesso tempo ha potuto assicurare ad ognuno la necessaria autonomia espressiva.
Osservando l’opera dal basso verso l’alto, incontriamo le opere di:
UGO GILETTA – La strada
Incisione su pietra. Pietra di Luserna ottenuta a spacco naturale tramite esplosivo.
L’artista parte da una citazione del poeta iracheno Chawki Abdel Amir: “quanto il tempo si arresta, diventa luogo”. Quando si celebra una persona importante e le si dedica un monumento, questo significa fermare il tempo per restituirlo all’eternità e per ricordarlo in un luogo che ci è famigliare e ci accomuna. L’artista depone alla base della struttura monumentale una imponente pietra prelevata dal territorio del Monviso. Il blocco in pietra in forma circolare, leggermente svasato verso la base con l’intera superficie non lavorata, lasciata grezza, diventa la mappa per segnare una strada che simboleggia il percorso della vita del Generale dalla Chiesa. Il tragitto parte dal luogo di nascita per poi raggiungere, attraverso un percorso difficile ed insidioso, il traguardo verso la parte alta del monolite. I segni verticali che si delineano attorno alla pietra, sono quello che resta della foratura in cui si è inserito il detonatore affinché lo spacco avvenisse in modo casuale. Il rimando è alla violenza incontrollabile dell’esplosivo che spesso la mafia ha utilizzato per distruggere. In questo caso la deflagrazione è servita per costruire qualcosa che rimarrà nel tempo per testimoniare una vita che deve essere presa come esempio.
GUIDO PALMERO – La società civile
Retropittura su plexiglas e stampa digitale su vetro stratificato.
L’artista in questo caso ha scelto di rimanere fedele alla sua identità di pittore “prestato alla scultura”, come lui stesso si è definito, ma anche alla tecnica che contraddistingue la sua espressione artistica. La sua porzione di cilindro è diventata quindi il riflesso concentrico di un cammino fatto di persone e di ideali, un ventre materno nel quale hanno origine e dal quale muovono i primi passi i valori tanto cari al nostro Generale. I personaggi ritratti altro non sono che la società civile, colta nell’atto di evolversi trasformando dei sudditi in cittadini. Una fotografia dinamica dell’avvento di soggetti consci dei loro diritti e pronti a lasciarsi alle spalle la barbarie a favore dello stato di diritto e delle sue leggi.
ALESSIA CLEMA – Un integerrimo credo
Acciaio inox e maglia d’acciaio.
Il lavoro di Alessia Clema parte da ricordi di infanzia, perché il papà apparteneva all’arma dei Carabinieri. Nei suoi ricordi di bambina e di ragazza i particolari che componevano la divisa - gli alamari, i fregi, il cappello, il soggolo - erano oggetti di gioco, che esercitavano su di lei una forte attrazione. Un bottone bombato metallico con lo stemma dei Carabinieri, nel quale sono sigillati ermeticamente alcuni effetti personali della divisa del papà (come una dedica personale, un gesto di affetto), segna il punto di partenza di una treccia in maglia d’acciaio (la treccia del cappello appunto) che si snoda e si ramifica lungo le pareti del cilindro. Rami che possono essere letti anche come radici, con allusione al fatto che i principi e i valori che hanno caratterizzato l’operato del generale possano radicarsi in ognuno di noi. Questo intreccio fra le parti, questo processo di osmosi, sta a simboleggiare il percorso etico della responsabilità e della solidarietà del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, che ha saputo non arrestarsi di fronte alla malvagità per salvaguardare un integerrimo credo.
FRANCO GILETTA – Le Virtù
Incisione su lastra di acciaio satinato.
L’opera è un omaggio alle virtù umane che hanno caratterizzato la vita del concittadino Carlo Alberto dalla Chiesa. Nella realizzazione vi è un richiamo alla tradizione artistica rinascimentale di cui Saluzzo è ricca.
Le Virtù cardinali sono rappresentate con le fattezze di quattro volti femminili, ritratti di profilo, dalla connotazione classicheggiante, omaggio alla tradizione figurativa italiana fino agli sviluppi della Pop art. Ognuna riporta, sul capo, alcuni simboli tradizionali delle Virtù: la maschera e la freccia per la Prudenza, la bilancia e la spada per la Giustizia, lo scudo con lo stemma della città di Saluzzo, l’elmo e la colonna per la Fortezza, la clessidra per la Temperanza (la cui sabbia genera un piccolo Monviso a ricordare le origini del Generale) e un ramo di ulivo simbolo di pace e di vita. I volti delle quattro virtù sono orientati verso i quattro punti cardinali: come questi sono i cardini dell’orientamento fisico così le virtù sono i cardini dell’orientamento morale delle azioni personali nella vita civile.
Franco Giletta gioca sulla mutevolezza degli effetti percettivi determinati dall’alternanza dell’illuminazione naturale con quella artificiale e dal punto di vista dell’osservatore.
LORENZO GRIOTTI – La memoria involontaria
Acciaio inox naturale, lucidato con colori smaltati a fuoco.
Pensando all’arte come valore sociale, l’artista conferisce al proprio lavoro una unità morale mediante la successione di simboli elementari: forme geometriche e segni mitologici uniti ai colori.
Il richiamo al panorama saluzzese è dato dai triangoli dei monti e dai cerchi delle colline, mentre le ali di Mercurio sono i segni mitologici che annunciano il viaggio della vita. Un viaggio che, nel caso del generale dalla Chiesa, ha origine a Saluzzo e termina, con ben sappiamo, con l’agguato di Palermo. Un viaggio costellato di insidie, ai quali allude la trappola metallica collocata sul corpo del cilindro. Anche i colori fanno riferimento alle tappe più importanti della vita del generale: il blu, che è il colore del mare di Sicilia e il rosso, il colore del sangue, l’agguato che segna la fine dei cento giorni del generale a Palermo.
ANNA PANACCI VALLA – Parole che si effondono nell’aria
Incisione su lastra di acciaio inox satinato.
A ispirare l’artista in questo caso sono le parole stesse del generale dalla Chiesa: “Se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue istituzioni e delle sue leggi; non possiamo oltre delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti”. Anna Valla lavora spesso sulla scrittura intesa come ricerca del segno e delle sue implicazioni semantiche. Pensiamo ai suoi palinsesti, dove il gesto reiterato della mano diventa percorso, traccia, significato. In questo caso l’artista sceglie le parole che meglio rappresentano gli ideali e l’operato del Generale. Le parole sono corpi tattili, scrive Fernando Pessoa, ci toccano nel profondo, rimangono impresse dentro di noi. Allora nell’ultima sezione, quella più alta del monumento, le parole di Carlo Alberto dalla Chiesa si effondono nell’aria su nastri ancorati ma allo stesso tempo liberi, parole salde e nette come l’acciaio su cui sono incise, monito e richiamo a una nuova resurrezione civile.
L’opera è stata realizzata grazie al fondamentale lavoro di: La.Ra s.r.l. - Saluzzo; Ing. Raffaele Milisenna. Si ringrazia inoltre: Beltramo F.lli - Barge